Diablerie magazine

Diablerie Magazine

Diablerie è l’urlo di una bellezza censurata.
La progenie di una società mediatica che si ribella contro i propri creatori.
Diablerie è una pubblicazione indipendente che promuove la bellezza nel suo naturale opporsi al bigottismo contemporaneo.
Il suo valore è il valore che tu sceglierai di costruire. Il suo senso, il tuo senso.
Sii parte del cambiamento. Sii Diablerie.
Diablerie esiste solo in forma cartacea. Qui, e su tutti i social, non c’è posto per Diablerie.

Diablerie è l’urlo di una bellezza censurata.

La progenie di una società mediatica che si ribella contro i propri creatori.

Diablerie è una pubblicazione indipendente che promuove la bellezza nel suo naturale opporsi al bigottismo contemporaneo.
Il suo valore è il valore che tu sceglierai di costruire. Il suo senso, il tuo senso.
Sii parte del cambiamento. Sii Diablerie.
Diablerie esiste solo in forma cartacea. Qui, e su tutti i social, non c’è posto per Diablerie.
Diablerie è l’urlo di una bellezza censurata. La progenie di una società mediatica che si ribella contro i propri creatori. Diablerie è una pubblicazione indipendente che promuove la bellezza nel suo naturale opporsi al bigottismo contemporaneo. Il suo valore è il valore che tu sceglierai di costruire. Il suo senso, il tuo senso. Sii parte del cambiamento. Sii Diablerie. Diablerie esiste solo in forma cartacea. Qui, e su tutti i social, non c’è posto per Diablerie. Judith Beheading Holofernes

Rivista indipendente Diablerie Magazine

La pubblicazione cartacea è manifestazione di Diablerie Magazine

Perché Collettivo

Il Collettivo si esprime attraverso l’urlo di una bellezza censurata.
La progenie di una società mediatica che si ribella contro i propri creatori.
Il Magazine è una pubblicazione indipendente che promuove la bellezza nel suo naturale opporsi al bigottismo contemporaneo.
Il suo valore è il valore che tu sceglierai di costruire. Il suo senso, il tuo senso.
Sii parte del cambiamento.
La rivista esiste solo in forma cartacea, poiché qui, e su tutti i social, non c’è posto per Diablerie.

La censura sui social network è umiliante non perché nasce da bigottismo o pudore – mostri contro cui il lottare è nobilissimo e innalza il valore dell’uomo – ma in quanto frutto del mero interesse economico. dato che lo scopo della piattaforma è vendere pubblicità, e maggiore è il bacino di utenza, maggiori sono gli introiti. Quindi Si censura secondo un meccanismo studiato, indifferente all’istanza filosofica del problema, al fine di mantenere la piattaforma adatta ad un pubblico più possibilmente generalizzato. Perciò prendere una posizione di principio contro una macchina del genere è demoralizzante e inutile. 

L’alternativa non è nel sistema, ma al di fuori di esso, nel riscoprire il valore dell’opera materiale. Questa alternativa è un veicolo che permette di godere forse di un millesimo del volume prodotto, ma mille volte più intensamente. La nostra alternativa è dare valore alla qualità piuttosto che alla quantità, all’indipendenza espressiva invece che alle direttive pubblicitarie. Siamo stanchi di censurare, snaturare, amputare. 

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